Cagliari accoglie l’esperienza Trans

Grande risposta della comunità cagliaritana all’evento “Espressioni di genere: dall’infanzia all’età adulta” svoltosi venerdì 8 febbraio alla MEM – Mediateca del Mediterraneo, promosso dalle associazioni AGEDO Cagliari (Associazione di GEnitori, parenti e amici Di persone Omosessuali) e La Formica Viola.

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Delia Fenu – presidente AGEDO Cagliari

 

L’incontro ha voluto dare centralità alla voce del mondo trans con le esperienze di vita e di attivismo delle  ospiti Camilla Vivian – autrice, attivista per i diritti dell’infanzia trans – e Porpora Marcasciano – sociologa, attivista per i diritti lgbt, Presidente onoraria del MIT (Movimento Identità Transessuale).  A dialogare con loro e a far dialogare i loro libri “Mio figlio in rosa” edito da Manni Editori e “L’aurora delle trans cattive pubblicato da Edizioni Alegre, sono stat* Francesca Fadda – psicologa, psicoterapeuta –  e Davide Silvestri – psicologo, psicosessuologo, co-fondat***  dell’Associazione La Formica Viola, promuovendo l’evento come una condivisione di  storie e come opportunità di autoformazione e TRANS/FORMAZIONE, oltre che di contro-informazione, come spesso ha sottolineato Porpora Marcasciano durante l’incontro.

Per troppo tempo è stata tolta la voce alle persone trans, anche all’interno degli stessi movimenti lgbt. A parlare per loro sono stati prevalentemente uomini gay, come rivela la stessa esperienza di Sylvia Rivera – a cui oggi viene riconosciuto l’inizio della rivoluzione di Stonewall e la storia dei Pride – e medici e psichiatri che hanno promosso una rappresentazione patologizzante e fortemente stigamatizzante del transessualismo.

“Espressioni di genere: dall’infanzia all’età adulta” ha cercato di mettere al centro le storie e le persone, che attraverso le proprie narrazioni danno forma e sostanza, senso e significato, alle esistenze.  Riflessioni incrociate su due assi temporali: il tempo storico, ripercorrendo l’evoluzione delle generazioni trans dagli anni 70 ad oggi, e il ciclo di vita, attraversando le fasi dello sviluppo dall’infanzia all’età adulta.

Partendo dalle parole, da come queste possono segnare e normare i corpi, incasellandoli,  abbiamo visto come in passato l’unico termine conosciuto era Travestito, utilizzato per riferirsi in maniera indistinta a esperienze molto diverse tra loro, come transessualismo, travestitismo, omosessualità, che purtroppo ancora oggi molte persone confondono. Nonostante la tensione tra i generi stia attraversando una nuova fase di irrigidimento, dovuta anche alla diffusione delle fantomatiche teorie sul gender, l’universo semantico si è fortemente arricchito, il vocabolario si è dotato di parole in grado di esprimere la complessità e la ricchezza delle esperienze e si inizia a parlare anche in Italia di infanzia trans. La stessa Classificazione internazionale delle malattie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nell’ICD-11 pubblicato a maggio 2018, ha rimosso la disforia di genere dai disturbi  mentali collocando l’esperienza della varianza di genere nel capitolo dedicato alle “Condizioni relative alla salute sessuale”.

L’evoluzione repentina delle parole e la possibilità di un linguaggio fluido e non stigmatizzante ci ha portato a vedere la transizione stessa come una migrazione: si transita per generi come si migra per luoghi.

Noi trans siamo migranti in tutti i sensi, migranti di genere e in genere, verso un corpo più nostro, verso un paese più familiare, verso una terra meno ostile”.

(da Favolose Narranti. Storie di transessuali)

La ricerca di un luogo che accoglie e crea appartenenza fa parte di quel processo di costruzione dell’identità che si realizza lungo l’intero ciclo della vita e che nell’identità trans ha incontrato e incontra non pochi ostacoli nella legittimazione degli spazi dell’esitenza.

Vivere gli spazi pubblici poteva diventare veramente pericoloso, attraversare una piazza per andare all’università con un velo di trucco, per Porpora Marcasciano, ai tempi della sua vita da studentessa, ha significato l’arresto e il carcere.  Allo stesso modo, ci racconta Camilla Vivian, oggi, la scuola, che dovrebbe essere il luogo di vita più importante insieme alla dimora familiare, lo spazio della crescita e dell’educazione, si trasforma nell’istituzione che respinge, che sottopone a processo due genitori, che chiama i carabinieri per interrogarli perché  permettono al proprio figlio di vestirsi secondo il proprio desiderio con abiti femminili.

Ci chiediamo che differenza passa tra quel filo di trucco e gli abiti femminili indossati dalla bambina? Come ci si può può sentire al sicuro e protett* senza veder lesa la propria dignità?

Quando i luoghi non possono essere vissuti, riappropriarsene, sovvertendone il senso e il significato, ribaltando il rapporto tra il giorno e la notte, occupando la strada, la piazza, gli anfratti e trasformarli in spazi di condivisione,  negli anni 70  diventava un atto politico, necessario per esprimersi, per esistere.  Oggi per molte persone la soluzione è migrare, trasferirsi in grandi città o cambiare nazione.

Così Camilla racconta il suo incontro con il preside di una scuola spagnola:

“Su hijo aquì està protegido!”.

“I bambini come il tuo sono tutelati dalla nostra legge. Devi stare tranquilla. Possono esprimersi come meglio sentono. Possono usare il bagno che vogliono e anche gli spogliatoi che desiderano. Possono vestirsi come si sentono a logo agio e nessuno deve dire nulla al riguardo”

“Se qualche genitore dovesse dire qualcosa, vorrebbe dire che non conosce la legge e in quel caso noi gliela insegneremo”.

(Da “Mio figlio in rosa”)

Camilla Vivian - autrice di Mio figlio in rosa

Camilla Vivian – autrice di Mio figlio in rosa

In Spagna ci pensa la scuola a proteggere bambini e bambine, ci pensa la scuola a rassicurare le famiglie, ci pensa la scuola a far rispettare la legge. Quella legge che promuove formazione per gli e le insegnanti, per i professionisti e le professioniste della salute, che finanzia campagne di comunicazione urbana contro stereotipi! Camilla ci mostra decine di  immagini che riportano manifesti maxi affissi nelle mura della città, negli autobus, nelle metropolitane e volantini informativi che promuovono una cultura delle differenze.

La sua testimonianza è toccante e ci fa riflettere sull’urgenza di dotarsi anche in Italia di una legge contro l’omotransfobia dandoci l’occasione di parlare della proposta sarda promossa da Farmacia Politica in collaborazione con le associazioni che si occupano di diritti lgbt (ARC, AGedO, UniCa LGBT e Movimento Omosessuale Sardo). Ne abbiamo parlato con Francesco Piseddu, studente di Medicina, promotore, insieme a Farmacia Politica (associazione con sede a Cagliari di giovani e di laureandi di varie facoltà) di una legge sarda contro l’omo-bi-transfobia finalizzata a contrastare le discriminazioni e violenze determinate da orientamento sessuale, identità di genere o condizione di intersessualità e portata recentemente all’attenzione dei politici e delle politiche dell’isola. La Legge accoglie l’invito  del Parlamento Europeo rivolto a tutte le regioni a collaborare alla definizione di una politica globale per la tutela dei diritti fondamentali delle persone LGBTI e per il superamento delle discriminazioni nei settori del lavoro, dell’istruzione, della sanità e dell’informazione.

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Francesco Piseddu – Farmacia Politica

 

In attesa che questa Legge e altri interventi vengano predisposti su scala regionale e nazionale, ribadiamo la necessità di un impegno culturale a rendere visibile l’esperienza trans, attraverso le narrazioni, le storie, la quotidianità, un impegno a fare contro-informazione, al momento lasciato nelle mani quasi esclusivamente delle associazioni.

Questa necessità di fare un lavoro culturale, che sia anche un lavoro su di sé, ha reso possibile la collaborazione tra le associazioni promotrici dell’evento con il Festival Buon compleanno Faber, di cui “Espressioni di genere: dall’infanzia all’età adulta” ha rappresentato uno degli eventi di anteprima e apertura del Festival 2019, un percorso sulla poetica, sui temi e sulla visione sociale di Fabrizio De Andrè, dedicato per la sua 7° edizione a Riace.

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Foto di Debora Locci (Che non ci sono poteri buoni – Libreria Miele Amaro – 9 febbraio 2019)

Proprio grazie a questa sinergia scopriamo il legame tra Porpora e la poesia deandreiana che alimenta e da seguito alla narrazione cagliaritana dell’esperienza trans durante la presentazione del libro “Che non ci sono poteri buoni. Il pensiero (anche anarchico) di Fabrizio De Andrè” sabato 9 febbraio presso la libreria Miele Amaro a Cagliari con Gerardo FerraraPaolo Finzi, curatore del libro e storico amico di Fabrizio De Andrè. Sfogliando le pagine del libro, che scopriamo essere “uno scrigno, una cassetta degli attrezzi per coloro che – anarchici/che o no – vogliano riflettere, sognare ma anche cercare di realizzare un mondo migliore, per quanto possibile di persone libere e uguali”, ci sorprendiamo nel trovare proprio la pubblicazione di un’intervista realizzata da Renzo Sabatini a Porpora tantissimi anni fa. E così chiudiamo il nostro resoconto, con le sue parole tratte da “Ma la poesia viaggia”:

“Io conoscevo Princesa, cioè Fernanda, la protagonista della canzone. L’ho conosciuta a Roma, quando ancora vivevo lì, nella pensione dove lei viveva e dove poi successe il “fattaccio”, l’aggressione alla proprietaria della pensione. (….). La canzone è stata la classica ciliegina sulla torta, ha dato poesia ad una realtà che spesso non è poetica, anzi, è una realtà problematica, fatta di disagi. Quindi De Andrè con Princesa, ha dato proprio il sale alla situazione”.

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Francesca Fadda, Porpora Marcasciano, Davide Silvestri

 

Ringraziamo e abbracciamo  Porpora Marcasciano e Camilla Vivian

Francesco Piseddu e Farmacia Politica, ARC, LILA Cagliari e tutte le altre associazioni e persone che hanno partecipato e contribuito a promuovere l’evento e renderlo così intenso e partecipato.

Gerardo Ferrara e Paolo Finzi

AGEDO Cagliari per la splendida collaborazione sperimentata con La Formica Viola.

In particolare: Delia, Marirosa, Daniela, Anna, Anna

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Report a cura di Francesca Fadda e Davide Silvestri

 

Bibliografia

Camilla Vivian (2017). Mio figlio in rosa. Manni Eizioni

Paolo Finzi (2018). Che non ci sono poteri buoni. Il pensiero (anche) anarchico di Fabrizio De Andrè. Editrice A

Porpora Marcasciano (2018). L’aurora delle trans cattive. Alegre Edizioni

Porpora Marcasciano (2008). Favolose narranti. Storie di transessuali. Manifesto Libri

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